martedì 23 febbraio 2010
ieri sera
lunedì 22 febbraio 2010
poco o niente
giovedì 11 febbraio 2010
Strategie
Il primo impulso è stato quello di affacciarmi e mandarli a quel paese. Poi ho riflettuto sul fatto che:
a) non avrebbero capito i miei insulti in italiano o in inglese;
b) non avrei fatto altro che aizzarli maggiormente;
c) alla loro età, e anche più grandicello, facevo ben di peggio.
Così al secondo tonfo contro il vetro della finestra ho chiuso le tende e lasciato che si stancassero ed iniziassero a prendere a palle di neve qualche altra finestra. Ed infatti, dopo il terzo poco convinto tentativo, l’hanno piantata ed ho potuto leggere in santa pace.
Altra nota della giornata: il mio prof di serbo mi ha abbandonato. O, meglio, l’ho indotto a gettare la spugna. Non mi andava di liquidarlo (in inglese si dice to fire, che strano..) così l’ho incalzato su qualsiasi inezia non mi sembrasse adeguatamente spiegata, su ogni illogicità, su tutte le incongruenze che candido snocciolava. Dopo mezz'ora m’ha detto “amici come prima ma non posso andare avanti”, io mi sono mostrato costernato ma d’accordo, ci siamo fumati una sigaretta della pace, una terribile Drina, e me ne sono liberato, pulito (polmoni a parte). Ora scatta la caccia ad un insegnante vero..
A proposito di caccia ieri mattina all’ingresso del paese c’era un bellissimo esemplare di lupo, appeso come un capretto sul retro di un furgone. Morto, ovviamente. Ho fatto anche un paio di foto ma il sangue è una delle 5 S dell’informazione quindi me le tengo per me.
martedì 9 febbraio 2010
un lunedì da leoni
Oggi è stata una giornata impegnativa. Dopo un fine settimana a Podgorica, con la sveglia puntata alle 6.30 per prendere il bus delle 7.40 direzione nord-nord-ovest per Plužine, l’istinto, regolato dal gene del “perdo il treno”, m’ha fatto alzare alle 5.50 (l’ho diseredato nel testamento biologico). 2 ore e mezza di scossoni e inizia la giornata in ufficio.
Non faccio in tempo a controllare la mail che vengo convocato per la prova della presentazione di un seminario, al centro culturale. Difficoltà di settaggio proiettore brillantemente risolte con una telefonata oltre adriatico al papy, doppia partita a ping pong (una vinta una persa.. non è professionale, ma quando ricapita?), poi nuovamente in ufficio.
Alle 5 diretto in palestra, dove l’enorme coach (15 colpi con 120 kg, a fine lavoro, per chi ne capisce) m’ha fatto pedalare, prendere a pugni il sacco (per fortuna non un sacco di pugni), fare trazioni, addominali, panca, tricipiti.
Alle 6.30 prima lezione privata di serbo, per ora non molto rassicurante dato che ho corretto l’edotto madrelingua due o tre volte su plurali e casi. Il tempo dirà la sua, anche se l’affermazione “per me genitivo ed accusativo sono la stessa cosa” mi fa sorgere alcune resistenze allo spendere i 10 eurelli concordati a lezione.
Quindi, quando speravo di potermene andare a dormire il sonno del giusto, sono stato optato per la cena con Miles e l’Abate. Ha tenuto banco la narrazione della scissione della chiesa cattolica da quella ortodossa (o viceversa) con digressioni al fulmicotone sul barba bianca che spartiva il mar rosso come fosse tonno in scatola e il nostro illustre antenato Adamo Calcaterra.
Ora mi schiaffo in doccia e se parla domani.