mercoledì 14 aprile 2010

è una questione di sportività


Questo post dovrebbe essere pubblicato QUI, il caro blog del tonicteam.. nel frattempo, chi ha voglia se lo legga qui (il fatto che QUI e qui si dicano allo stesso modo complica terribilmente le cose)


"Attendo che cuocia l’ottima zuppa di verza e patate. Qualcuno (quantifichiamo: 2? 3?) si potrebbe esser chiesto che ne è stato delle imprese agonistiche di Robbie. Da novembre 2009 il sottoscritto ha trasferito il suo domicilio nella ridente Plužine, nel nord del Montenegro (si, è anche uno stato, non solo l’amaro delle avventure coi vasi). Qui la penuria di campi sportivi ha costretto il nostro a cimentarsi in alcune discipline alternative. Del carico della legna potete leggere QUI, ma questa ha rappresentato un’esperienza che, fortunatamente, non ha avuto seguito.


Nel corso di una normale settimana, invece, l’attività agonistica è felicemente e casualmente divisa tra la piccola palestra del centro culturale del comune sopracitato e la corsa in montagna.


Nel primo caso, dopo un riscaldamento sulla cyclette che mi sembra sempre d’essere un vecchio in pensione, tra l’altro sono l’unico che la usa perché il montenegrino a) non si riscalda b) se ne frega della definizione e pensa solo a diventare enorme, più pancia c’è meglio è, mi cimento nei soliti attrezzi che deliziano la vita dell’atleta in palestra. Panca, trazioni, addominali, essenzialmente, accompagnati da tutti quegli esercizi per tricipiti-bicipiti-deltoidi di cui ignoro il nome. Non c’è nulla per aumentare la grossezza dei quadricipiti e quindi vado di mezzi squat monoarto e tanti saluti.


Nel secondo caso, superati gli sguardi non molto convinti degli autoctoni (si, vado a correre, sono cinquemesicinque cha vado a correre, perché vi stupite ancora?), mi inerpico per il sentiero in mezzo al bosco appena fuori il paese. Qui pendenze assassine fanno schizzare i battiti a 180 e costringono lo sky runner in erba a rompere ogni tanto il passo per prendere fiato. Dopo 20 minuti di ascesa ininterrotta di arriva a quota 1.050 mslm, col fiato corto e il lago che placido si distende 350 metri più in basso. Inizia la discesa, poi si risale e, tanto per farla breve, dopo 600 m di dislivello e un’ora di caracollamenti me ne torno a casa, stanco e soddisfatto.


Con la primavera la mountain bike si aggiungerà alle attività post-lavorative del nostro, da luglio il nuoto nel lago e magari la canoa. E questo è quanto. Mo’ vado a mangiare la che la zuppa sarà pronta."


in foto: io sui pattini che faccio finta di saperci andare


2 commenti:

  1. ti ammiro un sacco, anche se probabilmente la definizione di "mezzi squat monoarto" non mi sarà mai completamente chiara...
    ele

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