Ieri è arrivata la legna. Ne avevo chiesta giusto un po’, per questo ultimo mese di inverno, me ne hanno portata un metro cubo perché qua si vende a metro cubo e non c’è verso di dirgli “ti pago uguale, dammene meno”, no, un metro cubo e un metro cubo sia (che poi è un metro per un metro per un metro e trenta, che chiamano metro cubo, perché così si tiene conto degli interstizi tra i ciocchi). Il tipo è arrivato con una golf gialla anni ’80, euro 1, mezza scassata ed probabilmente a suo tempo rubata (con ancora l’adesivo “D” di Deutschland sul baule) con attaccato un carretto pieno zeppo di legna. L’ha quindi depositata all’ingresso del palazzo, m’ha sorriso con la dentatura “un dente si uno no”, s’è preso i soldi e se l’è sgommata via.
Davanti a me, nella neve fresca, il metro cubo. Da portare al secondo piano, fino al mio appartamento (no, non c’è l’ascensore, si, nevicava). Dopo 5 viaggi ho stimato in una cinquantina i giri da fare. Troppi. Dopo 10 ho iniziato a caricare al massimo la mia amica cassetta, per diminuire le ascese. Al ventesimo ho pensato di lasciare ai cittadini di Plužine un paio di alberi sotto forma di ciocchi in mezzo alla via. Al venticinquesimo ho visto la fine del tunnel. Al trentesimo s’è rotta la cassetta ma oramai era troppo tardi perché la sfiga potesse accanirsi ed ho festeggiato il trentaduesimo giro con l’ultimo carico.
Prima considerazione: 32 giri x 32 gradini = 1.024 gradini --> 1.024 x 0,15 m (h del gradino) = 153,6 m a salire e 153,6 m a scendere, 2 ore di lavoro (in effetti a pranzo avevo una certa fame).
Seconda considerazione: non conta la meta ma il viaggio, i risultati sofferti sono quelli più apprezzati (ma lo sapevamo già, senza bisogno della riprova).
Terza considerazione: ma che me ne faccio di un metro cubo di legna?